LA CURIA SCACCIA IL CORO OMOFONICO KOMOS

Bene scrittoruncoli, cioè no, bene proprio per niente. Ormai tutti voi sapete che Lettere Matte non è solo un blog letterario, che in casa nostra si parla di libri ma non solo. D'altra parte è innegabile che gli scrittori NON vivono fuori dal mondo e che anzi, uno dei loro compiti è proprio quello di osservarne e denunciarne pecche e irrazionalità. O, quantomeno, di essere informati dei fatti che succedono, in 'sto cavolo di mondo. E' con incredibile dispiacere che abbiamo appreso di un fatto increscioso e recentissimo, accaduto a pochi chilometri dalla nostra redazione. Che è successo? Be', ve lo facciamo raccontare da chi i fatti li conosce bene... di seguito l'articolo inviatoci da Valerio Mezzolani.
DOPO LA CACCIATA DALLA RASSEGNA “VESPRI D’ORGANO A CRISTO RE” IL CORO OMOFONICO KOMOS SI ESIBIRA’ NELLA SEDE DELLA PROVINCIA.
Pesaro, sabato 17 luglio, ore 21, sala Adele Bei
(Palazzo della Provincia di Pesaro e Urbino, viale Gramsci,4)
repertorio: dalla musica rinascimentale a quella romantica
Il coro bolognese Komos, composto da persone omosessuali, era stato cacciato dalla manifestazione in programma il 10 luglio dalla Curia pesarese senza motivazioni ufficiali, dopo che l'Arcidiocesi era venuta a conoscenza dell’omosessualità dei suoi componenti. La manifestazione aveva non solo il patrocinio dell’Arcidiocesi, ma anche del Comune di Pesaro e della Provincia.
La Provincia di Pesaro e Urbino, nella persona del vicepresidente Davide Rossi, è stata immediatamente disponibile a concedere uno spazio al coro. Mentre Davide Rossi ha commentato la vicenda come un episodio intollerabile di discriminazione, alcuni esponenti del Comune di Pesaro, l’assessore alla cultura Gloriana Gambini del Pd e il vicepresidente del Consiglio Comunale Caterina Tartaglione del Pdl, hanno pensato bene di difendere l’ingiustificabile posizione della Curia, adducendo motivazioni che rasentano il ridicolo:
"Mi sembra che il gruppo non tenga soprattutto ad una espressività musicale (non si dichiarerebbe omosessuale)- avrebbe dichiarato la Tartaglione-, quanto a veicolare un messaggio politico e culturale dove viene fatto passare per normale e positivo ciò che la chiesa giudica un disordine morale. Quindi all’interno di un’iniziativa sponsorizzata dalla chiesa stessa mi pare non possa essere proponibile dal punto di vista educativo".
Il coro Komos è semplicemente un coro composto da persone omosessuali così come avrebbe potuto essere composto di persone di colore o di diversa etnia. Ovvio che il dichiararsi omosessuale sia un atto politico, nel senso etimologico del termine, cioè un atto che sottende l’obbligo costituzionale e umano da parte di tutti i cittadini e di tutte le istituzioni a rispettare l’omosessualità in quanto parte della natura umana, esattamente come si rispettano persone eterosessuali o di diverse etnie. Anche se la manifestazione si svolgeva in una chiesa e la Chiesa è contro la “condotta di vita omosessuale”, ciò non giustifica un atteggiamento discriminatorio verso le persone, se il nostro è un paese democratico e la nostra Costituzione ha ancora un vigore insieme alla Carta dei diritti dell'uomo. Il coro bolognese, dichiarando di essere composto da persone omosessuali, combatte la discriminazione delle persone e non aveva alcuna intenzione manifesta a fare altro se non cantare, non certo di andare contro il rispetto del padrone di casa che li avrebbe ospitati. Inoltre la manifestazione aveva il patrocino (e dunque usufruiva dei soldi pubblici) di due istituzioni pubbliche, Comune e Provincia, il che rende la censura ancora più odiosa. I politici dovrebbero essere garanti dell'uguaglianza di tutti i cittadini, non gli avvocati di qualsivoglia associazione religiosa. E il criterio di scelta artistica in un evento culturale pagato con soldi pubblici dovrebbe essere sempre e solo quello del merito.
PERCIO’, SE VI STA A CUORE LA LAICITA’, E ANCOR DI PIU’ IL DIRITTO DI TUTTI GLI UOMINI AD ESSERE UGUALI, NONMANCATE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Valerio Mezzolani, presidente del Comitato provinciale Arcigay"Agorà", Pesaro e Urbino.

Commenti

  1. Roba da matti, oh!
    Bravo Valerio.

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  2. La chiesa ha paura della verità, finalmente però in tutto il mondo la verità sta venendo a galla, le gerarchie ecclesiastiche si ostinano a dichiarare di essere portatrici di sani principi, ma oltre alle belle parole valgono i fatti, essere omofobici non rispecchia le loro belle parole quali accoglienza e rispetto per le persone.

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