Cari lettori,
oggi vi parlo di una mia giornata da libraio. Una giornata qualsiasi. Questo perché,
leggendo i vari commenti ai post dedicati all’argomento “libreria”, ho dedotto
che molti hanno un’idea fin troppo ottocentesca del mestiere che vorrebbero far
loro. Anzi, almeno la metà dei miei clienti esordisce alla cassa con un: “Ah, non sa quanto la invidio! Se fossi al
suo posto starei tutto il giorno a leggere!”. Sì, buona notte, penso. Ma mi
limito a sorridere garbatamente.
In fin dei
conti anche io, prima di diventare libraio, avevo la convinzione che il lavoro
che sarei andato a fare di lì a poco sarebbe stato una pacchia assoluta… mi
vedevo con un libro in mano, accartocciato su uno sgabello e i piedi belli
comodi sul bancone. Ovviamente a un certo punto, diciamo dopo una mezz’oretta, possibilmente
alla fine del capitolo, la campanella sulla porta d’ingresso avrebbe mandato il
suo tlin tlin per avvisarmi dell’arrivo
di un cliente, e io avrei riacquistato una posizione composta, armando la
faccia del più smagliante dei sorrisi. In breve avrei attaccato un comizio su
Camus, o Proust, o Fenoglio e il cliente sarebbe uscito dal negozio con una
dozzina di bei libri sottobraccio, magari ringraziandomi di averlo aiutato ad
aprire gli occhi sulla vera letteratura. Il top sarebbe stato vederlo scuotere
la testa con tragico stupore mentre ripensava con disgusto al libro della
Kinsella che aveva in mente di acquistare prima di venire in negozio.
La realtà,
ora che ho dalla mia diversi anni di esperienza lo posso dire, è ben diversa.
Quello del libraio è uno dei mestieri più difficili, più faticosi, più
snervanti e più frenetici in circolazione. E ve lo dice uno che ha fatto, nell’ordine:
il saldatore, il magazziniere, l’operaio generico e il verniciatore.
Ma bando alle
ciance, ecco come si svolge una mia giornata tipo:
7.00 – Mi sveglio,
faccio un’abbondante colazione e una bella doccia.
7.40 – Vado all’edicola
sotto casa e mi prendo il giornale. Dal lunedì al sabato tocca a La Repubblica, la domenica al Corriere della Sera. Non sottovalutate i
mezzi di stampa: molti clienti vi chiederanno del libro recensito sulle pagine
dedicate alla cultura (ovviamente non si ricorderanno il titolo e vi forniranno
la seguente descrizione: “E’ un libro sulla guerra”. Ecco, se non vi siete
informati, non saprete mai se il volume è di Lilin, di Fenoglio, di Wiesel o di
uno qualsiasi delle altre migliaia di scrittori che raccontano un conflitto… e
avrete perso diverse vendite).
8.30 – Arrivo
in libreria. Sono solo (a parte la signora delle pulizie che sta passando lo
straccio). Il libro è un prodotto molto bello ma che rende poco, quindi i turni
sono suddivisi tra i pochi librai che può permettersi il negozio. Faccio i conti,
assicurandomi che l’incasso corrisponda agli scontrini fiscali del giorno
prima. Prendo le annotazioni del caso e inserisco il fondo cassa per dare i
resti.
9.00 – Apro la
libreria, faccio i primi scontrini e attacco a spolverare. Per “spolverare” si
intende sia togliere la polvere dagli scaffali e dai libri in pila, sia
sistemare tutti i volumi che i clienti hanno lasciato in giro la sera prima (non
è raro trovare un libro di cucina nello scaffale di arte, chiaramente solo dopo
che qualcuno te lo ha domandato e tu, che hai girato come un pazzo per tutto il
negozio, hai perso la vendita – spero non serva dire che hai fatto la figura
dell’incompetente e ti sei già inviperito a nemmeno 10 minuti dall’apertura).
Spolverare non solo è importante per mantenere un certo livello di pulizia, di
layout e di decoro, ma è utile soprattutto perché magari l’occhio ti cade
distrattamente su “Il cielo è dei potenti” di Alessandra Fiori e tu, quasi
inconsciamente, fai un ripasso: se qualcuno ti chiedesse “L’ultimo di Alessandra Fiori, grazie” tu ti dirigi a colpo sicuro allo
scaffale di NARRATIVA, dedicato alle edizioni E/O e prendi a frugare sotto alla
F senza perdere preziosissimo tempo a pistolare al pc.
9.30 - La signora delle pulizie se ne va e in compenso arriva
la collega. Le passo lo strofinaccio e mi do da fare con il “venduto”. In
pratica faccio una stampa delle vendite in cui sono visibili i titoli venduti
il giorno prima. I dati sono: le copie vendute ieri, nella settimana e nel mese
(per avere un’idea chiara dell’andamento commerciale di ogni singolo libro).
Questa del venduto – o rifornimento – è una delle operazioni più importanti e
delicate del mestiere di libraio e raramente (praticamente mai) si affida a un
libraio poco esperto. Capiamoci subito, non è che si riordina 1 copia per ogni
volume venduto, si devono interpretare i dati, sennò sarebbe troppo facile. Se
avevo 10 copie di Suite Francese della Nemirovski e ne ho vendute 8 nella
settimana, di cui 3 ieri, non riordinerò solamente le 3 copie, ma 15 o 20… se
rifornisco poco sono destinato a perdere vendite, se rifornisco troppo pagherò
libri che non venderò, esponendomi finanziariamente. Allo stesso modo, se siamo
il 27 dicembre e nella settimana ho venduto 23 copie di “Babbo Natale sotto l’albero”
non rifornirò un bel niente, visto che Natale è passato. Magari ho anche
venduto un libro cretino del quale non riuscivo a liberarmi da un anno e,
verosimilmente non lo ordinerò nuovamente. Scorrendo il venduto trovo anche “Il
ramo d’oro”… non se ne vendeva da 3 anni, ma lo riordino lo stesso: è un libro
troppo importante per poterne fare a meno senza figurare come il più sciagurato
dei librai.
10.00 - Suonano
alla porta: è il corriere con il carico delle novità. Sono 25 colli. Apro tutti
gli scatoloni e “sparo” i volumi che essi contengono. Sparare significa passare
la pennetta (quell’aggeggio che fa Bip ogni volta che lascia partire il suo
laser di colore rosso) sul codice a barre di ogni libro. Scarico i dati sul pc
e li confronto con quelli del documento di trasporto (non è raro trovare errori
commessi in buona fede dal fornitore, ed è bene controllare, perché gli errori
suoi li pagate voi). Infine, aiutato dalla collega, sistemo tutti i libri
dentro gli scaffali, nelle pile e in vetrina. In pratica è come traslocare, la
fatica è la stessa. Non ho ancora finito che un altro corriere compare a portarmi
i colli di rifornimento: Altro giro, altro regalo.
11.30 - La
collega strilla dalla cassa: un rappresentante, meglio se lo chiamate promotore
editoriale, chiede di me. Sotto braccio ha le cedole delle novità (dei
volumetti a colori, suddivisi per casa editrice o per collana, che contengono l’immagine
di copertina, la descrizione dei libri e il prezzo degli stessi). Stringo i
denti e soffoco un’imprecazione dietro le labbra. Ho ancora un sacco di cose da
fare, e mi devo ricordare dove sono arrivato con il carico di rifornimento. Dico
alla collega se spedisce gli ordini al posto mio e mi preparo alla guerra. La
maggioranza dei rappresentanti è ragionevole (sa che se ti imbottisce di
volumi non ne venderai oltre una certa cifra), ma con alcuni, specie se nuovi,
non ci si combatte.
Dopo un breve
scambio di battute cominciamo la battaglia:
“Questo
libro?” fa regalandomi un sorriso da vecchio lupo. “E’ una bomba. Almeno 10 copie”.
“Al massimo
un raudo” gli rispondo ricambiando il sorriso da lupo con un alzata di sopracciglia. “2 copie e non se ne parla più”.
E così per circa
un centinaio di volumi di prossima uscita, ogni libro un assalto che devi
fronteggiare. A volte vince lui, a volte io. Non ordinare libri che pagherai
senza vendere e non lasciarti scappare libri che potrebbero andare a ruba. L’esperienza
è fondamentale: se dell’ultimo libro di Lansdale ho venduto 17 copie in un mese
e 25 in totale… del nuovo ne ordinerò una ventina o poco più (a meno che non
siano racconti o cose particolari), abbastanza da non perdere vendite e non
troppi se le cose non andranno come sperato.
12.30 Finisco
di sistemare il rifornimento, faccio le mille telefonate quotidiane per
risolvere i problemi (alcuni libri tardano ad arrivare e i clienti sono
imbufaliti – io che non faccio un cavolo tutto il santo giorno come posso
essermi dimenticato delle loro necessità? Be’, vorrei azzardare, in realtà sono
passati solo due giorni dall’ordine e i pacchi li fa il fornitore, mica io. Ma
chiamo lo stesso, devo e voglio essere professionale. Il fornitore mi dice,
come sapevo, che non è Batman, che non ha ancora ben chiaro come funziona il
teletrasporto, e che quei tre o quattro giorni ci vogliono. Se i libri li
voglio per domani mi manderà il pacco mezzo vuoto, addebitandomi quattro euro
di spese di spedizione in più. Va be’, al posto di guadagnare ci perdo, ma il
cliente è soddisfatto - in realtà no, non lo è, potevo fare meglio).
13.30 - Pausa
pranzo. Mangio un piatto di pasta (praticamente con l’imbuto) e vado su
internet per vedere quali scrittori saranno ospiti, la sera, nelle maggiori
trasmissioni culturali (quelle di Fabio Fazio, di Corrado Augias. Daria
Bignardi e così via). L’effetto è lo stesso di quello dei quotidiani, solo più
amplificato. Se di un libro non hai venduto copie per mesi e l’autore va a Che tempo che fa, stai sicuro che ne
vendi almeno 4 o 5 copie.
14.30 – Torno
in negozio e do una messa a posto, il settore ragazzi sembra essere esploso sotto colpi di mortaio. Invio gli SMS per avvisare i clienti che il
libro che avevano chiesto è arrivato. Usiamo un sistema a pc che ci dice se l’sms
è stato letto oppure no. E’ sconsigliabile chiamare (a meno che i clienti non
ne abbiano fatto esplicita richiesta) perché è possibile che il vostro cliente
sia in riunione se è un manager, in classe se è uno studente universitario e
finanche in sala operatoria se è un medico. Ovviamente gli ho avvisati prima
che sarebbe arrivato loro un SMS e non una telefonata.
15.30 – Sparo.
Non le novità o il rifornimento. Questa volta tocca alle rese: invio in dietro
i libri invenduti e che penso di non poter vendere per un bel pezzo. Il
distributore mi accrediterà la cifra, scalandola dai prossimi acquisti della
libreria (ma intanto i volumi vanno pagati). Alcune rese sono libere, altre
vanno concordate con il promotore editoriale di riferimento. Devo stare attento
a non inserire nei colli libri danneggiati, fuori catalogo o di editori che
hanno cambiato distribuzione, perché mi tornerebbero di nuovo sul groppone con
in più le spese di spedizione.
17.30 – Chiamo
l’ufficio stampa della X casa editrice per gli ultimi dettagli inerenti la X
presentazione. Dopo aver stabilito la data e ringraziato l’editore, chiamo gli
alberghi (quelli decenti) fino a che non trovo una stanza libera per la data in
questione. Spesso le parti si vengono incontro: a volte il libraio paga l’albergo
e l’editore le spese di viaggio o la cena. Altre paga tutto il libraio, altre
tutto l’editore.
18.00 –
Cambio la proposta nel settore di tempo libero: non è più tempo di guide
turistiche, ci sono, mettiamo, le olimpiadi invernali e allora sistemo in pedana, in bella
vista, tutti i libri che riguardano gli sport sul ghiaccio, la storia delle
olimpiadi e così via. I libri che ho tolto dalla proposta vanno sistemati
nuovamente a scaffale. Lo stesso discorso va fatto per le vetrine.
19.30 – Metto
fuori la spazzatura, comincio a spegnere luci e pc, chiudo una cassa e controllo
sbrigativamente che i conti tornino. Porto una ventina di colli (peso circa 25
kg l’uno) vicino alla porta sul retro, così la mattina il corriere che verrà a
ritirare le rese avrà già tutto pronto.
20.00 –
Aspetto che gli ultimi clienti siano usciti, poi chiudo anche l’altra cassa. E
mi accorgo che mi sono dimenticato di fare il versamento della mattina,
accidenti. Penso che domani sarà una giornata stancante: dovrò controllare a
uno a uno i libri del settore saggistica per vedere quali tenere (e in che
quantità) e quali mettere in resa. Oltre ovviamente ad accontentare i clienti, spolverare,
fare il venduto, incontrarmi con qualche agente, caricare le novità e i
rifornimenti, ecc…
In tutto
questo sono stati fatti un centinaio di scontrini e un altro centinaio di
clienti sono stati consigliati e seguiti.
In tutte le
librerie è così? No, tranquilli. Solo in quelle che più o meno funzionano.
Ho letto?
Neanche una riga. Leggerò a casa, come fanno tutti. Forse con una passione un
po’ sopra la media, ma con lo stesso tempo di leggere che ha un qualsiasi
impiegato.
Come si stava
bene accartocciati sullo sgabello e coi piedi sul bancone!
Soprattutto non dite al cliente che i libri della Kinsella non vi piacciono. ;o)
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminasono affascinato!! tanta fatica immagino..ma vivere sempre a contatto con i libri..it's wonderful!!!!
Ti seguo sempre sul blog ma solo adesso che ho trovato alcuni articoli che hai postato e che mi possono tornare utili mi sono deciso a scriverti!!
Grazie!!
Grazie a te, Emanuele. E scrivi quando vuoi ;o)
RispondiEliminaK.
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