Due parole con... Studio83



Oggi il menù è davvero goloso: il nostro Kito ha intervistato per voi Giulia Abbate ed Elena Di Fazio, fondatrici di Studio83. Buona lettura.

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Kito: Cos’è Studio83?

Studio83: Studio83 è un’associazione culturale dedicata alla cultura editoriale, alla critica letteraria e al variegato panorama della letteratura esordiente.

K: Ci raccontate una storiella? Come (e perché) è nato Studio83?

S83: Studio83 è nata nel 2007 con diverse motivazioni: la volontà di conoscere il mondo della letteratura esordiente e di offrire agli scrittori in erba degli strumenti di miglioramento; la voglia di discutere su temi “caldi” come la crisi dell’editoria e della lettura; non ultima, la stanchezza di leggere articoli e pareri critici ruffiani e superficiali che impediscono agli scrittori di crescere e spesso prendono in giro i lettori.

K: E com’è che si chiama Studio83? C’è una ragione particolare?

S83: Nessuna ragione particolare. Un motivo banale può essere che noi due fondatrici, Elena e Giulia, siamo nate entrambe nell’83… “pubblicizzare” la nostra età potrebbe essere considerata una mossa avventata in un ambiente in cui della gioventù è apprezzata la novità, ma schernita e sottovalutata la professionalità. Il fatto che molti non prendano sul serio due ventiseienni non ci impedisce di essere fiere di quello che siamo.

K: Ho fatto un giretto sul vostro sito e ho trovato una cosetta davvero interessante… vogliamo dire agli scrittorucoli di Lettere Matte che cos’è “Esordiamo!” ?

S83: “Esordiamo!” è una delle prime iniziative di Studio83. Recensiamo gratuitamente le opere prime di chi vuole inviarcele e pubblichiamo il parere sul nostro sito.
Per uno scrittore al suo esordio, venire a contatto con una critica letteraria seria e anche abbastanza esigente può essere un’esperienza interessante, sicuramente formativa, che molti dimostrano di apprezzare.
Di recente, però, abbiamo dovuto stilare un regolamento con alcune linee di condotta alle quali lo scrittore deve aderire, a causa di qualche reazione scomposta di fronte a pareri inaspettati.
Un altro “giro di vite” abbiamo dovuto operarlo sulla selezione dei titoli, in base alla casa editrice: non abbiamo prevenzioni a priori contro gli editori a pagamento, ma alcuni di loro ci hanno attaccato a volte con un po’ di malafede. La loro politica aggressiva, purtroppo, penalizza ai nostri occhi anche i titoli degli scrittori da loro pubblicati.

K: C’è da dire che quando recensite un libro non avete peli sulla lingua… se un testo non vi è piaciuto non andate certo per il sottile. Come mai avete scelto di adottare questa “linea dura”?

S83: Pensare che un parere sincero sia una “linea dura” non corrisponde sempre alla realtà, come non lo è affermare che puniamo i testi che “non ci piacciono”.
Scrivere un pezzo di critica consiste nell’evidenziare i pregi e i difetti di un testo sulla base di alcuni criteri esplicitati e di solito resi oggettivi dal fatto che siano largamente condivisi (ad esempio, mi riesce difficile pensare di lodare un testo pieno di strafalcioni di grammatica). La coerenza delle argomentazioni non ha nulla a che vedere con i gusti o con le opinioni: questi ultimi possono benissimo essere in disaccordo, ma la chiarezza del metodo usato consente di poter effettuare il dibattito su un terreno di base condiviso.
Diciamo che la situazione letteraria attuale, con i soliti meccanismi infernali di clientela, amicizia e do ut des, non favorisce lo sviluppo di una critica letteraria seria e indipendente (né della percezione della sua utilità). Per questo, se ne è perso un po’ il senso e quando essa si verifica è vista come “cattiva” o, peggio, “avvelenata”.
Affermare con le dovute argomentazioni tecniche i pregi e i difetti di un romanzo è il compito che un critico ha nei confronti dei lettori, che infatti apprezzano. Ma può servire anche agli scrittori, troppo spesso blanditi dai propri colleghi per ragioni di interesse. Perfino gli editori potrebbero guadagnarci: quando un critico severo loda un titolo, per il lettore può essere una garanzia di qualità che viene così riconosciuta all’editore. Quando invece, come sui paginoni dei giornali più “quotati”, tutto è bello e tutti sono bravi, la puzza di marchetta penalizza anche chi bravo lo è davvero.

K: Come deve fare uno scrittore per avere una vostra recensione al suo libro? “Esordiamo!” è un’iniziativa aperta a tutti? E ancora, occorre pagare per partecipare?

S83: “Esordiamo!” è un’iniziativa gratuita e aperta a chiunque; prende in esame l’opera di esordio narrativo dell’autore, si tratti di un romanzo o una raccolta di racconti (occasionalmente ci occupiamo anche di poesia, ma con una serie di riserve, dato che noi per prime non abbiamo specializzazioni in tal senso).
Se il titolo X è il mio primo romanzo pubblicato, ma è preceduto, che so, da un saggio di ornitologia, lo consideriamo comunque l’esordio. Se invece X è preceduto da opere autoprodotte o pubblicate on-line su Lulu o altre piattaforme, non è considerato l’esordio e non può partecipare a “Esordiamo!”.
La partecipazione è vincolata all’accettazione del regolamento che l’autore deve inviarci firmato. Purtroppo, come abbiamo già detto, non ce la sentiamo di lavorare su opere pubblicate da editori che ci hanno dato dei grattacapi.

K: Giulia, tra i libri che hai letto per la rubrica “Esordiamo!”, quale ti è piaciuto di più? Non essere troppo diplomatica.

S83 (Giulia): Nonostante la scrittura ancora immatura, ho apprezzato “Al di là della neve – Storie di Scampia” del giovane Rosario Esposito La Rossa. Oltre a un approccio narrativo non banale e a una conoscenza intima e anche critica di ciò che racconta, ho trovato in questa raccolta di racconti una forte spinta civile, molto simile, ad esempio, a quella di Saviano. L’unione tra resistenza, volontà di cambiamento, fede nella parola e una buona letteratura porta a risultati eccezionali.

K: Elena, tra i libri che hai letto per la rubrica “Esordiamo!”, quale ti è piaciuto di più? Non dire tutti, o cose del genere, perché ti si allungherebbe il naso.

S83 (Elena): Decisamente non tutti! Ci sono stati però due romanzi che mi hanno colpita: il primo è “La sindrome di Reinegarth”, di Simone Maria Navarra. Al di là del genere fantascientifico – che adoro – l’ho trovato ricco di un’apprezzabile cifra stilistica, nonostante fosse l’opera prima di un autore ancora giovane. Il secondo è “La banda del grano” di Fabrizio Bianchini: un libro che mi ha appassionata e commossa, e che ho letto con grande piacere.

K: Dai, diteci la verità… è mai successo che un autore sia andato fuori dai gangheri per una recensione non troppo positiva?

S83: Certo che è successo. E le circostanze, con tanto di nomi e titoli, le trovate molto facilmente andando nel nostro blog e leggendovi i commenti alle recensioni di “Esordiamo!”. Parlando di “dietro le quinte”, è accaduto che una scrittrice più “in vista” uscisse fuori dai gangheri con chi ci aveva passato il suo libro, perché si aspettava pareri in linea con quelli dei suoi supporters. Oppure, che un autore reagisse bene alle critiche sul nostro blog e ci andasse poi a sputtanare in quello della sua casa editrice.

K: Come si è risolta la cosa?

S83: Queste cose non si risolvono, nel senso che, almeno per noi, non si ingarbugliano proprio. J Facciamo il nostro lavoro: leggiamo e forniamo un’opinione circostanziata che può essere condivisa, aborrita, discussa, controbattuta. Se però un professionista non riesce a sopportare una critica al suo lavoro, è un problema suo, e anche piuttosto spinoso.

K: Studio83 non si occupa solo di recensioni. Siete in grado di offrire diversi servizi letterari agli autori, quali?

S83: I servizi letterari offerti all’autore hanno a che fare con il lavoro di cui un testo ha bisogno per uscire dal “cassetto” dello scrittore e avvicinarsi a un pubblico – per essere quindi fruibile “camminando sulle proprie gambe”. Compiliamo delle schede dettagliate di valutazione dei manoscritti e offriamo un servizio di correzione di bozze e, per testi con determinati requisiti, di editing.

K: Occorre pagare per questi servizi?

S83: Sì. Chiediamo dei rimborsi spese in base al volume dei manoscritti.
I servizi che offriamo, e la qualità e l’approfondimento che garantiamo, hanno bisogno di molte ore di lavoro e spesso di più pareri. Anche se non andiamo a guadagnaci soldoni, troviamo giusto che lo scrittore copra almeno i costi e, mettendo mano al portafogli, guardi il nostro lavoro e anche il proprio con un’ottica professionale.

K: Perché un autore dovrebbe far visionare/correggere il suo manoscritto da voi, o comunque da un agente letterario, prima di inviarlo agli editori?

S83: Per lo stesso motivo per cui, prima di gareggiare per un premio rilevante, un atleta può sentirsi stimolato a farsi allenare da un coach.
Qualunque scrittore, anche il più celebre e apprezzato che esista, avrà sempre un consulente esterno che interviene assieme a lui su un’opera. Scrivere è un mestiere erroneamente concepito come “solitario”, ma si tratta di una visione stereotipata e molto fuorviante. L’autore è sicuramente il motore principale e il maggiore responsabile creativo di un romanzo: tra l’elaborazione di un manoscritto e la sua trasformazione in libro vero e proprio, tuttavia, intervengono altre figure che lo affiancano e lavorano con lui. Se questo vale per i professionisti, a maggior ragione vale per gli esordienti che vogliono raggiungere la pubblicazione. Credo che comprendere questo meccanismo sia un processo fondamentale, se si vuole affrontare il mestiere della scrittura in modo serio.

K: C’è differenza tra il pagare un editore per pubblicare e il pagare un agente per un servizio letterario (editing, correzione bozze, scheda di valutazione, rappresentanza)?

S83: Le due cose sono completamente diverse.
Nel primo caso, si paga perché il proprio manoscritto venga reso un prodotto editoriale: quindi venga stampato e (si auspica) distribuito, promosso e venduto.
Nel secondo, si paga un intermediario affinché migliori il manoscritto dal punto di vista letterario (o redazionale, o editoriale) e lo proponga a degli editori che, al contrario, pagheranno l’autore per poterlo stampare e vendere.
La domanda è ovvia ma sorge spontanea: quale dei due editori sarà più motivato a spingere veramente il titolo sul mercato, quello che intasca già i soldi dallo scrittore o quello che li investe sperando di guadagnare dai lettori? E parlando di qualità, dà più garanzie un titolo stampato dietro pagamento o uno scelto in base a quanto può restituire?

K: Cosa ne pensate di chi paga per farsi pubblicare?

S83: Ogni caso è diverso e la pubblicazione a pagamento non sempre è pura vanity press, ma può essere scelta per degli scopi precisi. L’importante è essere coscienti di quello che si sta facendo e per cui si sta pagando.
A volte l’autore cede troppo facilmente alla prima lusinga relativa alla qualità del proprio scritto o alle possibilità di fama. Questa facilità nel farsi prendere in giro può indicare che lo scrittore non è realmente cosciente dei limiti – e quindi dei reali pregi – della sua opera e che quindi è solo all’inizio del suo percorso letterario, non certo pronto per una pubblicazione.


K: Chi mi conosce sa che sono molto distratto… Mi sono dimenticato di chiedervi qualcosa di importante su Studio83? Se sì, fatevi una domanda e datevi una risposta.

S83: Mumble, mumble… fatto.
(È vecchia, ma funziona sempre ^^)



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Un saluto e, soprattutto, un grazie a Studio83 per aver risposto alle domande in modo cortese ed esaustivo.
La Redazione.

Commenti

  1. interessantissima questa intervista... chissà se fanno rappresentanza...

    Ciao da Maghetta84

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  2. Umph... ecco cosa mi sono dimenticato di domandare.
    Be', comunque non credo si occupino di rappresentanza... però potrei sbagliarmi. Magari prova a mandar loro una mail, chiedere non costa nulla!

    Ciao ciao,
    Kito.

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  3. Ciao a Kito e a tutti i lettori,
    per prima cosa: grazie a LettereMatte per essersi interessati a Studio83 e per le interessanti domande. Complimenti per il blog e continuate così!

    Rispondo anche a Maghetta84: la rappresentanza non fa parte dei nostri servizi. Può capitare che segnaliamo qualche buon lavoro a case editrici che conosciamo, ma è una scelta nostra, tra l'altro svolta sì con il consenso dell'autore, ma senza pagamento. Per quello ci sono le agenzie letterarie, alcune delle quali davvero valide.

    Più che la rappresentanza, possiamo offrire una consulenza riguardo i contratti editoriali, specialmente quelli a pagamento che possono nascondere qualche insidia. Per questo ci facciamo pagare, ma per amore di onestà dico anche che basta farsi un giro in portali come "L'isola della poesia" e "Writer's Dream" per vedere chiariti molti dei propri dubbi senza spendere nulla!
    Ancora grazie e a presto ^^

    Giulia

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  4. Grazie a voi di Studio83 per aver risposto a tutte le nostre domande e per aver inserito un post su di noi nel vostro bel blog!
    Un po' di pubblicità è sempre gradita...

    Ciao ciao,
    Kito.

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