IL PROMOTORE EDITORIALE

Tempo fa, durante il mio primo corso di formazione per librai, ho avuto modo di conoscere due personalità di spicco nella promozione editoriale: Margherita Neri (PDE) e Rosalba Dionigi (direttrice di Promedi Srl). Le due mi hanno spiegato, a dire il vero l'hanno spiegato a tutti, che fa il promotore per guadagnarsi lo stipendio (di norma più che stipendio si parla di provvigioni).
In merito alla commercializzazione del libro, Rosalba e Margherita identificano tre attori principali: il promotore (che propone i titoli), il distributore (che provvede a portare fisicamente i testi in libreria) e il libraio (che vende i titoli al cliente finale).
Il rapporto tra editore e promotore è fondamentale, al punto che vengono organizzate diverse riunioni durante l’anno – in media 5- alle quali partecipa la rete vendita nella sua quasi totalità. In queste riunioni i redattori della casa editrice, attraverso delle schede, illustrano ai promotori i titoli di prossima uscita e li mettono in condizioni di “raccontare” il libro ai librai. I promotori, tuttavia, non si limitano ad assorbire passivamente informazioni, ma avendo conoscenza di mercato aiutano gli editori a vederci più chiaro sulle possibilità di vendita di un determinato libro (elementi utili possono essere, ad esempio, i dati sui precedenti testi dello stesso autore), sull’opportunità di inserire fascette (pubblicitarie per la narrativa, esplicative per la saggistica) e di modificare titoli e copertine.
Una volta stabilite le condizioni ideali per il lancio del libro, il promotore è in grado di “uscire” e raccogliere ordini dalle librerie e, finito il “giro”, consegnare i risultati all’editore. Già a metà giro, di norma, la casa editrice viene informata sul riscontro che hanno avuto i titoli proposti cosicché, come dice la signora Dionigi, si possa “aggiustare il tiro”.
Il promotore, per lo svolgimento del suo lavoro, come detto, viene pagato in provvigioni, ma nonostante questo è bene che non cerchi di vendere troppo, che non cerchi di caricare il libraio di merce che sa che questi non venderà, perché i libri tornerebbero indietro come rese. E il libraio probabilmente finirebbe maluccio (vi ricordate di quando abbiamo parlato di indice di rotazione della libreria?). Anzi, vi dirò di più: Margherita definisce il promotore come una figura di raccordo tra editore e libraio, non come un semplice venditore. Interessante il termine “compassione”, inteso come “soffrire insieme”, usato per descrivere il rapporto promotore-libraio, rapporto che dovrebbe ruotare attorno a fiducia, professionalità e stima reciproca.
Questa affermazione si è poi dimostrata vera anche nella pratica: un libraio è più propenso al dialogo (e all'acquisto) se dall'altra parte c'è una persona responsabile e fidata... e di conseguenza la parola di un promotore fidato/valido ha più peso di quella di uno che cerca semplicemente di piazzare libri come fosse un grossista di calzini e la libreria una bancarella di intimo, una di quelle che si trovano il giovedì al mercato.
Marco Kito Toccacieli.

Commenti

  1. Parole sante!!!
    Purtroppo oggi il lavoro del promotore non viene per niente capito da molti editori e distributori il cui obbiettivo troppo spesso è esclusivamente occupare più spazio possibile nelle librerie, inviando d'ufficio volumi e quantità non concordate con il promotore insieme alla libreria, o imponendo promozioni chiuse (o una certa quantità o esclusione dalla promozione). Inoltre il promotore per il suo ruolo delicato di raccordo tra Editore/distributore e libraio finisce per diventare sempre il capro espiatorio e alla fine a rimetterci le penne. Il danno principale di questa situazione lo subiscono i librai, troppe volte però colpevoli di assecondare i grandi gruppi nello loro campagne massive e spropositate.

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