RACCONTO DI NIVA RAGAZZI
VINCITORE DEL 1°CONTEST "LA LETTERA MATTA" EDIZIONE 2009
VINCITORE DEL 1°CONTEST "LA LETTERA MATTA" EDIZIONE 2009
Mentre me ne stavo in cucina seduto al tavolo
a leggere il giornale della sera e la casa era tutta buia e silenziosa, ho
sentito il lavandino gorgogliare.
Ma stavo leggendo delle azioni di terrorismo
in Irak e non ci ho fatto caso.
Il gorgoglio è diventato uno strano
borbottare che mi è entrato nelle orecchie. Ho alzato gli occhi e mi sono guardato in
giro: l’ombra fuggiva negli angoli della cucina, sotto il cono di luce della
lampada vicino al tavolo c’era la quieta e rassicurante vista del frigorifero,
della cucina e delle sedie. In un angolo, spuntava il televisore. Mi sono alzato e sono andato vicino al
lavandino che aveva ripreso a gorgogliare qualcosa come “gluuglub”. Strano, quasi ritmico.
Oh be’, le canne, si sa, dopo una giornata
intera possono essere intasate, vero?
Sono tornato al tavolo ed ho voltato una
pagina di giornale.
Era ancora presto, dovevo uscire o restare in
casa a guardare la tivu? Ma quel maledetto lavandino con i suoi rumori strani
mi innervosiva. Mi sono rialzato e sono andato di nuovo a
guardarlo. A guardarlo. A guardarlo bene, bene dentro il buco di
scarico, da dove provenivano questi strani rumori, ho visto, be’, no… Mi è sembrato
di vedere un occhio. Ma è impossibile. E poi, se anche fosse….be’, qualcuno sopra di
me può avere mangiato pesce, stasera, ed ha buttato la testa.
Perché è proprio un occhio di pesce, si,
voglio dire, di pesce lesso, tutto bianco e rotondo.
Che schifo.
Non c’è più educazione, al mondo: come se non
esistessero le pattumiere, proprio nel lavandino, devono buttarli!
Ritorno al tavolo disgustato e cerco i
programmi televisivi sul giornale. E poi mi sento di colpo osservato.
Ma è da cretini. Che cretino che sono.
Porco mondo, non riesco a leggere. Mi rialzo ancora e torno al lavandino che ha
ripreso a gorgogliare. Ecco, lo dicevo, io, che schifo: quello
stupido occhio di pesce è arrivato nel mio lavandino. E’ uscito dal buco di scarico e adesso sta
sul fondo bianco del lavandino, più bianco ancora e quasi pulsante.
Ma questa è veramente un’indecenza, lo dirò
all’amministratore!
Mi giro furibondo per cercare uno scopino ed
un pezzo di giornale in cui avvolgere l’occhio di pesce. E quando ritorno al lavandino che ora
borbotta con suoni gutturali, mi dico che da un momento all’altro mi aspetto di
veder spuntare anche le lische, dal buco di scarico.
E invece è un altro occhio.
A questo punto, sono più nauseato che
arrabbiato. Mi accorgo che l’odore di pesce si è
insinuato nella cucina e ristagna nell’aria.
Lo dicevo, io, mi dico: pesce.
Pesce, che schifo.
Alzo lo scopino e comincio a spostare gli
occhi verso il pezzetto di giornale, per avvolgerli. Ma pensa un po’…sono caldi. Ah si, lo scarico, le canne dell’acqua calda
e fredda, certo. Li avvolgo nel pezzo di carta e mi avvio sul
balconcino; rialzo la serranda della pattumiera e li getto con rabbia.
E’ così semplice, via, servirsi della
pattumiera senza intasare i lavandini altrui, no?
Ritorno in cucina e vado verso il lavandino
per lavarmi le mani.
Oh no, no.
Ce n’è un altro. Di occhio.
Voglio dire, è lì.
E’ bianco. Oh no.
E mentre sto lì a guardare, dal buco che
gorgoglia, ecco che qualcosa si gonfia, tremola leggermente, luccica e si
gonfia, si gonfia e con un leggero “blub”, esce sul fondo: un altro occhio.
Ma quanti pesci hanno mangiato, quelli sopra di me, ecco che, ecco, ecco che
“blub”, ce n’è un altro, e un altro, e un altro ancora. Il fondo del lavandino sta tremolando di
globi bianchi, ed altri ancora se ne aggiungono, dal buco di scarico, occhi,
occhi di pesce lesso.
Sono assolutamente incapace di muovermi.
Non è possibile, non è possibile, vero, che
tutto il palazzo abbia mangiato pesce, stasera.
E poi, e poi, mi dico, perché tutti da me,
nel mio lavandino. Che trabocca.
Una massa pulsante di occhi sta pian piano
uscendo dal bordo alto del lavandino ed io che lo ascolto gorgogliare forte e
so che sotto, occhi di pesce continuano ad uscire, mi allontano adagio e vado a
sedermi al tavolo.
E da lì vedo cadere il primo occhio a terra,
da lì vedo gli altri che lo seguono.
che
schifo, che schifo.
Non è che si muovono, no, solo fanno schifo.
No, non paura: è un occhio di pesce, di pesce
lesso, bianco.
Ma quanti ce ne sono, che schifo.
Si stanno allargando sul pavimento.
ma
che diavolo sta succedendo
Devo certo uscire di casa e chiamare….ma chi
devo chiamare, i pompieri…che mi aiutino a disinfestare la casa, non so…
Ma che puzza di pesce che c’è, non si respira
più.
Mi alzo dal tavolo per andare alla porta
della cucina e da là in corridoio dove c’è il telefono.
Ma che schifo.
Scivolo e non capisco perché. Sbatto le mani a terra e sul pavimento
migliaia di occhi di pesce, di pesce lesso, stanno lentamente,
impercettibilmente muovendosi verso di me.
che
schifo
Cerco di rialzarmi: il pavimento è tutto
scivoloso, non ci riesco. Mi aggrappo al tavolo, alle sedie, macchè;
cerco di strisciare sopra quelle cose, per raggiungere la porta.
Sono così molli e viscidi e odorano così
forte di pesce.
ma
che schifo, che schifo
Mi viene da vomitare, non ne posso più, sto
tentando ancora di uscire ma la nausea
che schifo la marea di occhi mi si stringe attorno. Il fetore è insopportabile mi gira la testa
mi
gira la testa
Sto disteso a pancia in giù e sotto il mio
viso vedo queste cose molli che si affastellano, che schifo, mi vengono addosso, che
schifo, mi vengono sopra, che schifo. E dal lavandino il borbottio è diventato un
tuono, un rimbombo potente di cose schifose.
ma
che puzza che puzza non so dove
dove
non
so dove
che
puzza di pesce
E’ adesso che ho veramente paura, adesso che
cerco freneticamente, muovendo braccia e gambe, di andarmene, nuotando in
questo mare viscido e molle e ribollente di occhi di pesce lesso.
Ho paura, si, io, io ho paura.
E mentre apro la bocca per gridare, so,
dentro di me, lo so, so che non devo, no, non devo aprire la bocca, no. E’ questo che aspettano, lo so, ma, oh no, è
più forte di me. Grido aiuto, spalancando la bocca, disperato,
anche se so che si sono immediatamente precipitati dentro questa cavità, che
riempiono, gorgogliando, spingendosi, ed io dalla nausea vorrei scoppiare,
mentre li sento nella gola che scendono molli vischiosi schifosi che schifo che schifo cheschifoecheschifoecheschifo.
-Diamine, disse la guarda notturna, mentre
faceva il giro del quartiere, parlando con il lattaio, la mattina presto –
Stanotte c’era una tale puzza di pesce nell’aria…
-Avranno mangiato una balena! – rispose
l’altro.
E fischiettando, ognuno sulla propria
bicicletta, andarono verso il loro ultimo giorno.
-
L'autrice.
-
Pensa che la scrittura sia un bel modo di impegnare il tempo. La dimensione del racconto è quella che preferisce; le piace spaziare tra vari generi: fantasy, horror, fantascienza, ma apprezza particolarmente la narrativa per bambini e ragazzi.
Ha pubblicato con la casa editrice Edigiò un libro per bambini dal titolo “ Il conto di Sergio”. Alcuni suoi racconti sono pubblicati in antologie.
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